Un giorno di Luglio il vecchio Antonio
Percini,vide nel bosco un piccolo corvo imperiale e mosso a pietà lo
prese con se. Antonio era un uomo schivo,ma non cattivo,di quelli che
preferiscono restare soli non per cattiveria ma perchè non si
sentono parte di questo mondo. Cosa facesse per vivere e come
sopravvivesse nessuno in paese lo sapeva,si dice che tornò parecchi
anni dopo la guerra,la patria lo mandò al fronte a combattere prima
per i tedeschi e poi contro,probabilmente fu catturato e tornò solo
dopo molti anni di cammino,ma chi lo conosceva bene diceva che era
tornato diverso e cambiato non solo nell'aspetto ma anche nei modi di
fare,da allora si ritirò su una baita lontana dal paese e cosa
facesse di preciso nessuno lo sapeva con certezza.
Il corvo crebbe,aveva un piumaggio
nero,con occhi grandi e scuri come mirtilli,un becco massiccio e
ricurvo,la gente temeva quell'animale che ogni tanto si faceva vedere
in paese,si posava su qualche albero o su qualche finestra e ben
presto cominciò a circolare la voce che quell'animale portava
sfortuna,era una credenza nota (e lo è tuttora) che il corvo porti
sfortuna,che come la civetta annunci la morte o il verificarsi di
qualche sciagura,ma è solo ignoranza infondata ma a quel tempo tutti
ci credevano senza alcun dubbio o incertezza alcuna. Accadde,un
giorno di Ottobre che il parroco del paese, Don Vincenzo,vedendo il
corvo posato sul rosone della chiesa,corse a gran velocità sul
sagrato in marmo per cacciare la bestiaccia,quel giorno aveva piovuto
parecchio e correndo scivolò sul sagrato,cadendo si ruppe il braccio
destro,proprio quello usato per le benedizioni e per dire messa,era
il 15 Ottobre,il giorno di San Fortunato Martire,ma quel giorno di
fortuna il caro Don Vincenzo non ne ebbe affatto. Le anziane del
paese saputa la notizia iniziarono a segnarsi e a recitare il
rosario,sapevano bene che la cosa era seria non solo per il parroco
che fu portato in ospedale su di un carretto ma anche per il paese
stesso,la brutta stagione stava arrivando e un prete con il braccio
destro rotto non può dir messa ne celebrare battesimi e
funerali,insomma il paese era disperato,il prete più vicino era a 3
ore a piedi dal paese,a quel tempo le strade non erano ancora tutte
asfaltate e per mettersi in viaggio ci voleva il bel tempo altrimenti
si correva il rischio di rimanere bloccati nel fango o peggio ancora
in qualche fiume che straripando inondava la strada vicina. La
domenica arrivò e le donne di buona lena si alzarono presto per
recarsi alla messa nel paese vicino,il cielo era sereno,il sole
appena sorto colorava di rosa le montagne e arancio le cime innevate
e i ghiacciai perenni. Dopo qualche settimana arrivò un nuovo prete
che sostituì Don Vincenzo per un mese circa,fino al giorno della sua
guarigione. Il corvo non si fece più vedere fino agli inizi di
Dicembre,il paese era coperto da una coperta di neve spessa quasi una
spanna,tutto taceva,l'unico rumore era il crepitio del legno nei
camini,il fumo bianco che usciva dai comignoli si confondeva subito
con lo sfondo del candido paesaggio innevato,per questo non fu
difficile notare il corvo nero passeggiare sul tetto della casa dei
coniugi Vernucci,erano due anziani di 85 anni,da tempo malati
entrambi e il paese si fece carico di aiutarli,la loro casa era molto
vecchia e alcune tegole rotte facevano uscire il calore dalle loro
crepe sciogliendo la neve attorno,creando così delle chiazze rosse
sul tetto bianco. Il corvo si era posato proprio su una di queste
chiazze probabilmente per riscaldarsi,sfruttando il tepore
proveniente dalle tegole. La vecchia Vernucci saputo che il corvo si
era posato proprio sulla sua casa si spaventò a morte,ancora
ricordava quanto fosse accaduto al parroco pochi mesi prima,e il
marito vedendo la donna riversa al suolo morì quasi subito anche lui
di crepacuore. La colpa fu subito attribuita al corvo,che ignaro di tutto
rimase sul tetto a scaldarsi. Un cacciatore del paese venuto a
conoscenza dell'accaduto imbracciò la doppietta e sparò un colpo al
corvo che precipitò senza vita dal tetto,rovesciando sulla strada in
piccolo rivolo di sangue scuro che si mischiò con la neve fredda e
banca. Il cacciatore prese con se l'animale e lo buttò in un camino
per brucialo,scongiurando così ogni maledizione del corvo,era
infatti usanza al tempo bruciare le cose o le bestie che si pensava
portassero sfortuna. Le piume del corvo bruciarono immediatamente e
con loro il resto dell'animale,il fuoco mangiò la carcassa e ne
sputò soltanto qualche osso e un cumulo di cenere.
Di disgrazie ne accaddero ancora nel paese e le colpe furono imputate al caso e a qualche altra bestia o persona poca gradita e mal vista. L'ignoranza della gente porta spesso a conclusioni affrettate e ancor peggio,spesso la gente è causa del proprio male,il prete scivolò perchè il sagrato era bagnato non certo per colpa del corvo e i vecchi Vernucci morirono alla veneranda età di 85 anni,non certo giovincelli,ma l'ignoranza porta sempre a dare spiegazioni insensate e fatti comuni.
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